martedì 24 novembre 2009

PROCESSO BREVE E PRESCRIZIONI


PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Nonè una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO
[da Repubblica]

giovedì 25 giugno 2009

IL FUTURO E' LEI?


Franceschini: "I vecchi si facciano da parte"

giovedì 4 giugno 2009

venerdì 1 maggio 2009

VIVA IL 1° MAGGIO



La Festa dei lavoratori è una festività celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte. Più precisamente, con essa si intende ricordare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore.
L'origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all' Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialisti ed anarchici - suggerirono come data della festività il primo maggio. Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime. L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro. La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872. In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo.
In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina. I sindacati italiani CGIL, CISL e UIL organizzano annualmente a Roma un concerto per celebrare il primo maggio dall'anno 1991 (vedi Concerto del Primo Maggio a Roma a cui partecipano annualmente centinaia di migliaia di persone).

martedì 28 aprile 2009

LA REPUBBLICA GIORNALE RAZZISTA



Quanti morti debbono esserci in Messico per meritare il titolo rispetto agli ZERO morti negli Stati Uniti?

mercoledì 8 aprile 2009

CARTA GIOVANI, VALE FINO A 29 ANNI


La Carta Giovani dei Comuni Reggiani è anche “Carta Giovani Euro<26″ che permette ai giovani
sotto i 30 anni di ottenere sconti (da oggi vale fino ai 29 anni di età!), agevolazioni e benefici presso 100.000 punti convenzionati, di cui 4.800 in Italia, e di partecipare a tutte le iniziative nazionali ed europee del circuito Euro<26.
I Punti Convenzionati e le iniziative sono indicate sul sito: www.cartagiovani.it.
Le convenzioni e le iniziative europee sul sito: www.euro26.org.
L’Associazione Carta Giovani è una associazione senza fine di lucro, iscritta al Registro delle Associazioni Nazionali di promozione sociale, fondata nel 1991. Il principale obiettivo della Associazione è di incoraggiare la mobilità giovanile in Europa, favorendo i giovani fino ai 30 anni nella fruizione di servizi nei settori della cultura, dello sport e del tempo libero.
Con circa 136.000 Soci di età inferiore ai 30 anni, l’Associazione Carta Giovani è l’unico membro italiano della EYCA -European Youth Card Association, alla quale aderiscono le 39 organizzazioni Euro<26>

I punti accumulati con le modalità precedentemente descritte offrono ai possessori di Carta Giovani dei Comuni Reggiani la possibilità di ricevere in “premio” ulteriori vantaggi in capitale formativo e culturale oltre ai prodotti offerti da Coop Consumatori Nordest.
N.B. Per accedere ai premi è necessario accumulare almeno l’ 80% dei punti nel percorso di cittadinanza attiva “leva giovani”

100 PUNTI > Felpa con zip linea Solidal COOP
200 PUNTI > Macchina fotografica digitale o lettore mp3 offerto da Coop
300 PUNTI > Viaggio di gruppo e di scambio culturale con i giovani di città italiane o europee offerto dal tuo Comune e da Coop

Una volta raggiunto il saldo punti desiderato, lo scarico dei punti e il ritiro del voucher per la consegna del premio potranno essere effettuati presso i punti di distribuzione di Carta Giovani dei Comuni Reggiani. Per ulteriori informazioni: www.portalegiovani.eu

Questi gli enti provinciali e i Comuni dove vale la Carta Giovani: Comuni di Reggio Emilia, Albinea, Bagnolo in Piano, Baiso, Boretto, Cadelbosco di Sopra, Campagnola Emilia, Canossa, Carpineti, Casina, Casalgrande, Castellarano, Castelnovo di Sotto, Castelnovo ne’ Monti, Correggio, Fabbrico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio, Quattro Castella, Rio Saliceto, Rolo, Rubiera, San Martino in Rio, Scandiano, Toano, Vetto, Vezzano sul Crostolo, Viano, Villa Minozzo, Unione dei Comuni dell’alto Appennino reggiano, Unione dei Comuni della Val d’Enza e Comunità montana dell’Appennino reggiano.

martedì 7 aprile 2009

I TERREMOTI SI POSSONO PREVEDERE?

Un gruppo di ricercatori aveva previsto il dramma dell'Abruzzo... c'è dietro una verità o soltanto una tragica coincidenza? Vi lasciamo a questi video, per non dimenticare. In ogni caso la ricerca, anche in Italia, andrebbe aiutata a dovere.



domenica 5 aprile 2009

IL NOSTRO PREMIER

Tutti i numeri del "presidente"...guardateli meritano











Le frasi storiche...ma sarà stato frainteso!

E i gesti celebri... poi imitati...


E cliccando qui un sito interessante...
Berlusconi è come la Nutella... come si farebbe senza? Meglio...(o no?)

martedì 31 marzo 2009

TUTTI A ROMA CASSO!!


Giornata di festa e di lotta a Roma, Circo Massimo!

Tutti insieme: lavoratori,pensionati,studenti per dire SI' ad un futuro migliore e diverso! E per gridare NO! a chi ci vuole riportare indietro a cent''anni fa,nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà!

PROGRAMMA:

- Partenza dalla stazione di Reggio Emilia con treno speciale della CGIL o PULLMAN (sembra che il treno sia full!!)
- Ritrovo ore 02.30 nell'atrio e partenza verso le 3.00. Se andiamo in pulmann invece partenza ore 24.00 da piazzale europa!
- Inizio manifesta alle 08.30
- Ritorno previsto alle 20.00 con partenza dalla capitale alle 15.00
- Costo del viaggio: 0 euro!
- Cestino viaggio offerto dalla CGIL

Festa&Protesta!
Tra musiche,canti,balli e lotta!

domenica 29 marzo 2009

LA SPAGGIARI TORNA IN CAMPO


Alla fine, l'associazione del marito ha candidato a sindaco la moglie. Il ritorno di Antonella Spaggiari sulla scena politica, questa volta in contrapposizione al centrosinistra, segna anche il debutto a Reggio della politica a conduzione famigliare. L'associazione Città Attiva, costituita e animata dall'ex amministratore delegato di Enìa Uris Cantarelli, candida a sindaco di Reggio la compagna di vita di Cantarelli, Antonella Spaggiari appunto. La presidente della Fondazione Manodori, già primo cittadino di Reggio per 13 anni dal 1991 al 2004, vuole tornare a fare il sindaco.
Per ora, ha raccolto il sostegno del Laboratorio per Reggio di Carlo Baldi: una lista civica nata 5 anni per raccogliere gli elettori di centrosinistra critici verso i risultati ottenuti dalla giunta guidata dalla stessa Spaggiari. Presto l'ex sindaco otterrà anche l'appoggio dell'Udc, un'altra forza politica che è sempre stata all'opposizione della Spaggiari. Misteri della politica.
Di certo, quella della Spaggiari è una rottura senza ritorno con il suo mondo di appartenenza: il centrosinistra in generale e il Partito Democratico in particolare. Secondo la presidente della Manodori, da quando lei non è più sindaco Reggio ha perso colpi. "Reggio ha perso terreno - ha detto - e servono scelte per il suo rilancio, attingendo dalle tradizioni di sinistra, riformiste, cattoliche, laiche e liberali al servizio della città". Nel mirino di Antonella Spaggiari c'è in particolare l'attuale sindaco Graziano Delrio. L'intesa con il centrodestra non è dichiarata, ma è nei fatti. Al punto che un paio di settimane fa, durante un incontro a Roma, esponenti locali e nazionali del Pdl hanno chiesto al candidato sindaco della Lega Angelo Alessandri di ritirare la propria candidatura per favorire la corsa della Spaggiari contro Delrio. Da parte sua, l'ex sindaco dice che la sua lista non si trasformerà in un partito. "Non si parla di un nuovo partito politico ma di civismo, il proliferare di liste civiche a Reggio mostra il bisogno dei cittadini di partecipare alla politica, vista come passione civile e passione per il proprio territorio". La Spaggiari per ora non pare avere intenzione di dimettersi dalla presidenza della Fondazione Manodori, ma ha detto che si limiterà all'ordinaria amministrazione.

ALTRE NOTIZIE SULL'ARGOMENTO
QUANTO GUADAGNANO I PARLAMENTARI REGGIANI

domenica 22 marzo 2009

"VOTA A' PERSONA": ECCO PISCOPO



Piscopo si candida, nasce Reggio Civica: il programma

«Abbiamo colto il malcontento della gente per l’assenza di dialogo e di confronto che c’è con l’amministrazione comunale». Spiega così Luigi Piscopo, la scelta di presentare la lista Reggio Civica alle prossime amministrative per il Comune di Reggio. Pensa in grande il candidato sindaco Luigi Piscopo: «Potremmo arrivare anche a 20mila voti», e in caso di ballottaggio vuol tenersi le mani libere. «Faremo accordi con chi ci darà due assessorati per sicurezza, volontariato e sport. Non abbiamo ideologie né di destra né di sinistra, la nostra è una lista trasversale fatta di gente comune, che comprende professionisti, operai, commercianti, pensionati, forze dell’ordine e giovani». Il programma è sintetico, in otto punti e senza fronzoli.
Un programma che ruota attorno a impresa, famiglia, volontariato e che fissa nello slogan «Insieme per una città vivibile e sicura» le proprie priorità. E non poteva essere diversamente (40 anni di servizio, di cui 35 a Reggio, trascorsi in Polizia), fanno dell’attenzione ai temi della sicurezza delle persone e del territorio il punto di partenza di Luigi Piscopo che ai primi di maggio lascerà la questura per la pensione.
E respinge anche subito l’accusa di aver un programma simile a quello della Lega Nord. «Questi sono i problemi della gente e non dei partiti, i programmi vanno fatti ascoltando le persone» e cita il caso del porta a porta. «Non siamo né favorevoli né contrari alla raccolta porta a porta o all’inceneritore, ma se 6-7mila persone sono contrarie, bisogna ascoltarle».
Ed allora nel programma, a fianco di un impegno per rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina, e contro le infiltrazioni delle organizzazioni criminali negli appalti pubblici, rendendoli più trasparenti, c’è anche l’impegno perché la polizia municipale non si limiti solo a dare le multe ma si occupi di controlli sulle residenze e le attività commerciali. Per quanto riguarda l’i mmigrazione, Piscopo propone di rivedere il concetto di integrazione distinguendo tra chi davvero vuole integrarsi e chi invece vuole solo approfittare del nostro sistema di servizi «perché non bisogna confondere l’accoglienza con l’utilizzo indiscriminato delle risorse pubbliche». Reggio Civica per quando riguarda poi la pianificazione territoriale propone «la carta della qualità edilizia», prevedendo incentivi per chi costruisce nuove abitazioni a chi costruisce con requisiti di qualità e per chi investe in centro storico. Poi arriva ad Enìa, impegnandosi «a mantenere la titolarità dei servizi pubblici». I nomi in lista? Dal cardiologo Francesco Burani, ad alcuni commercianti del centro storico, a Enrico Fanticini, che seduto su una sedia a rotelle dal 1998 a seguito di una caduta sugli sci, si impegnerà perché l’a mministrazione faccia rispettare la legge che impone l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Roberto Fontanili (22 marzo 2009)

venerdì 20 marzo 2009

MARGHERITA HACK A REGGIO



L’Università degli studi di Modena e Reggio ospita la conferenza di una delle più note studiose di astronomia italiane e internazionali, Margherita Hack che proporrà al pubblico un viaggio lungo le scoperte sull’Universo che hanno rivoluzionato il Novecento. "I grandi passi del ‘900 nella conoscenza dell’Universo", questo il titolo dell’incontro proposto dalla studiosa e docente toscana e fissato per venerdì 20 marzo 2009 alle ore 15.30 presso l’Aula Magna Pietro Manodori del Complesso universitario ex Caserma Zucchi (via Allegri 9) a Reggio.
La Hack si sposterà poi, alle 18 al cinema Cristallo di via Ferrari Bonini, dove si terrà un incontro, promosso dal Pdci sul tema "Scienza e politica".

giovedì 19 marzo 2009

CGIL IN SCIOPERO. CONTRO I TAGLI DELLA SCUOLA E PER L'ECONOMIA


REGGIO EMILIA, 18 MAR. 2009 – Lavoratori in piazza per lo sciopero di quattro ore indetto dalla Cgil contro i tagli del governo. Nel giorno della protesta nazionale del settore della scuola, università e ricerca, proclamato dalla Flc Cgil a Reggio Emilia hanno incrociato le braccia anche i lavoratori dei settori privati dell’industria, artigianato e agricoltura.

No ai tagli alla scuola, università e ricerca. Più salari, più pensioni, più diritti, più stato sociale. Sono state queste le parole d'ordine unificanti della manifestazione, una anticipazione del raduno nazionale del 4 aprile a Roma. Un folto gruppo di insegnanti, studenti e lavoratori ha preso parte al presidio che si è svolto in mattinata davanti alla prefettura durante il quale si sono succeduti diversi interventi. Per il mondo della scuola hanno parlato Roberto Busseti, segretario generale provinciale Flc-Cgil, Maria Lina Bigoni, Enrico Guerrieri del Coordinamento Studenti Universitari e Matteo Davoli, della Rete degli Studenti. Per gli altri settori hanno preso la parola Maria Lina Bigoni, lavoratrice in mobilità dall’azienda tessile Ares, socio lavoratore di Coopservice e Ciro Coppola, operaio della ceramica Iris.

Nei vari interventi che si sono succeduti è emersa in tutta la sua evidenza la portata della crisi, le conseguenze della stessa sui lavoratori - in particolar modo i precari - e l’assoluta inadeguatezza delle misure sin qui adottate dal Governo. Inoltre negli interventi di Bussetti, Guerrieri, Davoli e Bagni si è denunciata la gravità dei tagli alla scuola, all’università e alla ricerca “che rappresentano un miope taglio al futuro stesso”.

Le conclusioni sono state affidate a Mirto Bassoli, segretario generale della CGIL reggiana: “sono innanzitutto in campo oggi – ha ribadito - le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca. Tutto il sistema della conoscenza ha subito e subisce l’attacco, fin dall’inizio di questa legislatura, delle politiche regressive di questo governo: i tagli alle risorse e agli organici”.

“Ma oggi qui – ha continuato Bassoli - c’è anche la condizione dei tanti precari colpiti dalla crisi ai quali il Governo non ha ancora dato risposte, nonostante le proposte che la Cgil ha avanzato anche nei giorni scorsi, per bloccare i licenziamenti nella scuola e nel pubblico impiego, per sbloccare le risorse dell’Accordo Governo-Regioni, oltre a tre misure specifiche finalizzate a estendere l’indennità di disoccupazione, a innalzare al 40% l’indennità dei collaboratori e ad incrementare il tetto della cassa integrazione di almeno 200 euro mensili”.

Una delegazione è stata poi ricevuta dal Vice Prefetto, dottor Valente, il quale si è impegnato a riportare al Governo le ragioni della mobilitazione e il quadro sociale-occupazionale, di grande preoccupazione, che inizia a profilarsi anche nel nostro territorio.

mercoledì 18 marzo 2009

SPOT INDIMENTICABILI

Eccovi una serie da brividi... ne ricordate altri?!








martedì 17 marzo 2009

DI PIETRO A REGGIO



E’ arrivato “Il Guastafeste”:
Antonio Di Pietro a Reggio Emilia, 21 marzo 2009

Il Presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro sarà a Reggio Emilia il 21 marzo 2009, alle ore 20.30 circa (*), all’Aula Magna “Pietro Manodori” dell’Università di Reggio Emilia in viale Allegri (zona ex caserma Zucchi). In occasione della presentazione del libro “Il Guastafeste”, Antonio Di Pietro incontrerà i cittadini di Reggio Emilia.

(*) L’orario di inizio dell’incontro può oscillare dalle 19:30 alle 20:30 poiché dipende dalle condizioni del traffico e dall’ora di chiusura dell’evento precedente, che si svolge nei pressi di Parma.

Se siete iscritti a Facebook, potete dare la vostra adesione alla pagina dedicata all’evento.
Per promuovere la partecipazione all’iniziativa, abbiamo organizzato una serie di banchetti in centro città:
Data Ora Luogo
venerdì 13 marzo dalle 9.00 alle 13.00
via Crispi, di fianco alla bancarella di Creps
sabato 14 marzo dalle 9.00 alle 13.00
P.zza Martiri 7 luglio, angolo Punto Moda
domenica 15 marzo dalle 11.00 alle 17.30
Pista ciclabile del Crostolo, fra via Bellojannis e Il Nuovo Chiosco
venerdì 20 marzo dalle 9.00 alle 13.00
P.zza Martiri 7 luglio, angolo Punto Moda
sabato 21 marzo dalle 9.00 alle 13.00
P.zza Martiri 7 luglio, altezza Galleria S. Rocco

Fonte: ITALIA DEI VALORI REGGIO EMILIA - FACEBOOK

domenica 8 marzo 2009

IL DECRETO SULLE RONDE


Il decreto legge sulle ronde, pubblicato il 24 febbraio sulla Gazzetta Ufficiale numero 45, all'articolo 6 prevede che "i sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle forze di polizia eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana". Le associazioni dovranno essere iscritte in un apposito elenco tenuto dal Prefetto. Il sindaco dovrà avvalersi "in via prioritaria" delle associazioni composte da personale delle forze dell'ordine in congedo. Poi al comma 5, il decreto aggiunge: le associazioni diverse da quelle composte da personale delle forze dell'ordine in congedo "sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica". In seguito ad un emendamento del Pd, primo firmatario Felice Casson, le ronde non potranno girare armate e non potranno “cooperare nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio” così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.
Dovrebbe quindi trattarsi di volontari, prevalentemente ex poliziotti, carabinieri e appartenenti delle forze armate, muniti di telefonini e radio rice-trasmittenti, auto e fischietti, che perlustrano le zone della città per segnalare situazioni di pericolo e di disagio.
Beh, permetteteci di dissentire. Vogliamo manifestare il nostro aspro dissenso non per aggrapparci ad un ormai anacronistico “antiberlusconismo”, ma per diversi motivi che andremo ora brevemente ad esplicitare.
Prima di tutto tentare di rimediare alle mancanze dell’ordine pubblico e del potere giudiziario con gruppi di volontari e’ possibilmente anche peggio che lasciare la situazione invariata: e’ un imbroglio. Il rischio e’ di assistere a una politicizzazione della sicurezza, la sicurezza affidata ai partiti, i quali ovviamente non agiranno secondo l’interesse nazionale ma secondo l’ottica di partito (e questo per un partito antinazionale, spesso razzista in molti esponenti come la Lega e’ un rischio particolarmente grave).
Abbiamo poi sentito dire, dagli strenui difensori del disegno di legge in questione, che i cittadini potranno sentirsi più protetti, nella certezza che orde di persone in giro per le strade saranno pronte ad aiutare chiunque si trovi in difficoltà. Ci pare chiaro invece come qui non ci sia alcun intento caritatevole ma vendicativo. Le ronde padane non nascono sotto la spinta di un amore sociale per aiutare gli emarginati della strada, ma sorgono e proliferano in un clima di odio contro l’extracomunitario, il diverso sessuale, lo straniero, il più povero e il più bistrattato. Temiamo che legalizzarle possa provocare ulteriormente una deriva razzista del nostro Paese, dove vengono proposte (e puntualmente approvate) leggi sempre più barbare come il reato di clandestinità, la denuncia da parte dei medici dei clandestini, le classi differenziali, i CPT protratti a 6 mesi, i 200 € da pagare ogni anno per gli stranieri, la durezza dell’iter legislativo richiesto alle legalizzazioni ecc.
Francamente l’idea di “drappelli di persone” che pattugliano la città non ci piace per niente e riporta alla mente altri periodi della nostra storia che vogliamo lasciarci definitivamente alle spalle. Vi chiediamo pertanto non solo di prendere coscienza della gravità dell’istituzionalizzazione delle ronde, ma anche e soprattutto di alzare la voce in ogni sede possibile (dal posto di lavoro alle mura domestiche) per manifestare il vostro dissenso e per fare il possibile affinché leggi come queste non vengano mai più approvate.

Dario Amore (Csu Reggio Emilia)
VEDI IL DECRETO LEGGE (da Repubblica.it)

giovedì 5 marzo 2009

BRUNO TINTI IN GABELLA



Bruno Tinti a Reggio per le lezioni della Scuola di Etica e Politica "La magistratura è il potere dei senza potere"
è con questa frase di Vaclav Havel, drammaturgo e leader praghese della Rivoluzione di Velluto che si aprirà la lezione della Scuola di Etica e Politica "Giacomo Ulivi" che si terrà venerdì 6 marzo a alla Gabella di via Roma.
Venerdì 6 marzo alle 21 l'associazione Telecitofono ha invitato Bruno Tinti, procuratore aggiunto presso la Procura di Torino per confrontarsi sul tema "Toghe rotte: la giustizia raccontata da chi la fa". Bruno Tinti è uno di quei professionisti che ha speso la propria vita professionale a inseguire truffatori, evasori, bancarottieri, insomma i reati finanziari.
Nel corso degli ultimi mesi ha raccolto, in un libro edito da Chiare lettere con prefazione di Marco Travaglio, la sua testimonianza e quella di altri colleghi, per dare voce al disagio di molta parte della magistratura.
Dopo aver letto queste testimonianze, la domanda naturale è: «non ci posso credere, ma veramente la magistratura è ridotta così?» Il cittadino che abbia voglia di capire perché molte persone condannate per reati finanziari le ritroviamo coinvolte in scandali successivi; perché perfino i reati più comuni (rapine, estorsioni, sequestri di persona, omicidi, ecc.) spesso sono commessi da gente che è già stata condannata per altri reati; perché il processo termina, nel 95% dei casi, con una sentenza di non doversi procedere per prescrizione. Per capire perché accade tutto questo, è necessario sapere che cosa succede nelle aule dei tribunali e come si lavora nelle Procure. Ecco un libro che finalmente lo racconta. Se si supera lo choc di queste testimonianze offerte da vari magistrati e avvocati, sarà poi più facile valutare le esternazioni in materia di giustizia che provengono dal politico di turno, di volta in volta imputato, legislatore, opinion maker, e spesso contemporaneamente tutte queste cose. Accompagna le testimonianze un testo illustrativo ad uso dei cittadini, per capire come funziona la giustizia (la pena, i gradi di giudizio, le indagini, il processo ecc.).
"E' accaduto nella magistratura qualcosa di molto simile a ciò che è accaduto all'esterno, nei palazzi della politica. Gruppi legittimi ma di natura privata, cioè le correnti, decidono su un bene pubblico, la giustizia, proprio come i partiti fanno nelle istituzioni".
Dopo il best-seller di Gian Antonio Stella, la nuova 'casta', questa volta, sembra quella identificata dal libro di un serissimo magistrato, Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino. E' lui l'autore di 'Toghe rotte', edito da Chiarelettere con prefazione di Marco Travaglio, un libro che apre squarci non proprio rassicuranti sul mondo della magistratura italiana.
Sotto la lente di Tinti i meccanismi di autogoverno della categoria, a cominciare dai sistemi di elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura: concepiti dal Costituente per preservarne l'autonomia dai poteri forti e, invece, strumento per fare dei giudici appunto una casta, con i propri rituali, i propri compromessi e le proprie spartizioni.

IL BLOG DI BRUNO TINTI "TOGHE ROTTE"
CHI E' BRUNO TINTI
Per maggiori informazioni sito www.scuoladieticaepolitica.org

giovedì 26 febbraio 2009

PETIZIONE "NO AL NUCLEARE"

Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:

a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l'uscita definitiva dell'Italia dall'avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).

b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall'estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.

c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c'è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.

d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull'energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L'unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l'Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.

Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.

I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15 , e che possono esercitare i diritti di cui all´art. 7 del codice della privacy scrivendo al responsabile del trattamento dati personali dott.ssa Benini Monia. I dati personali verranno trattati per le sole finalità della presente petizione.

FIRMA LA PETIZIONE ON-LINE

In caso di problemi o dubbi, contattateci: info@perilbenecomune.org

lunedì 23 febbraio 2009

CIAO CANDIDO, CI MANCHERAI


MILANO — La maglia rosa è sua. L'ha sempre indossata bene, con garbo e con forza. Come il suo giornalismo: elegante ma forte, sorretto da una spina dorsale. Pino Allievi, firma prestigiosa della Gazzetta, stimatissimo da Cannavò, confida commosso: «Conosceva a fondo tutti gli sport, poteva scrivere di calcio, ciclismo, motori, nuoto, atletica. E scrivere con competenza». Dote rara in un mondo pieno di orecchianti. Diciannove anni da direttore, imperatore democratico del giornale in rosa, amante del buon pezzo ma anche del titolo fatto bene.

Gianni Agnelli, editore ma negli anni diventato anche amico, ha firmato una breve biografia di Candido Cannavò. A modo suo, con poche ma felici parole: «Non sapremo mai ciò che la medicina ha perso, visto che il giovane Candido ha deciso di diventare giornalista, ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport e noi con lui». A 19 anni cronista a La Sicilia. A 25 anni corrispondente dalla sua isola per la Gazzetta dello Sport, ecco il primo contatto di una storia che diventa la sua vita, poi inviato, poi caporedattore sempre a La Sicilia, ma scrivendo di Olimpiade e Mondiali anche per la Gazzetta. A 51 anni (era l'1 marzo '81) vicedirettore. Fa un altro gradino: condirettore. E poi nell' 83, 12 marzo, a 53 anni, la fumata rosa: direttore della Gazzetta. Il testimone glielo consegna un altro grande del giornalismo, Gino Palumbo, suo maestro, sempre rispettato e in ogni occasione ricordato. Un altro talento di Cannavò: quello della riconoscenza. Non a caso in «Una vita in rosa», dove si scopre e si racconta, Cannavò ringrazia i suoi affetti, la famiglia, la moglie, i figli, ma anche «gli atleti, i compagni di lavoro e i lettori che mi hanno accompagnato in questa lunga avventura».

Restare per un ventennio alla guida di un giornale come la Gazzetta è un'impresa da campioni, da fuoriclasse. Raccontare lo sport non è facile, soprattutto in Italia dove si commette l'errore di pensare che tutti lo possano fare. Un gol, un autogol, un rigore, magari un testacoda, una volata al Giro, uno sprint su una pista di atletica, non lo si nega a nessuno. Non è così. Lo sport, come ogni altro settore, richiede studio e attenzione. È quello che ha sempre preteso Cannavò dai suoi redattori e dal suo giornale. Arrabbiandosi con qualche «minchia» ben assestato quando non trovava in un pezzo, o in una pagina, quello che aveva chiesto, quello che era giusto. Diciannove anni di successi, facendo volare la Gazzetta là dove era impensabile potesse arrivare, disegnano un capolavoro. In un lontano passato c'era chi, come qualche intellettuale o qualche manager, nascondeva il giornale rosa perché non era fine mostrarlo.

Cannavò fa cambiare idea a milioni di persone: la Gazzetta finisce nelle mazzette e sulle scrivanie degli uomini che contano. Senza mai dimenticare, però, quelli che contano poco, ma vanno negli stadi, nei palazzetti, oppure stanno incollati alla tv a guardare una partita di calcio o una corsa a piedi, in bici, in macchina o in moto. E all'indomani vanno in edicola per leggere «la rosea». La Gazzetta di Cannavò diventa il giornale più letto, ogni indagine statistica è una scalata nella hit parade dei quotidiani. Pelé, Rivera, Mazzola, Facchetti, Maradona, Zoff, Paolo Rossi, Enzo Ferrari, Merckx, Gimondi, Pantani, Schumacher, Valentino Rossi. Li racconta tutti. Con umanità. Non ha paura ad abbattere i confini del conformismo mettendo in un angolo il calcio e «aprendo» la sua Gazzetta con lo sci, con i trionfi ai Giochi del '92 di Tomba e della Compagnoni. E poi un occhio sensibile per gli sport minori e per i loro personaggi che, difatti, adorano Cannavò. È un mezzo elegante per allargare la conoscenza dello sport, per far capire con intelligenza al calcio che non può considerarsi sempre al centro dell'attenzione.

La Ferrari è un suo grande amore. Gli piacciono le corse, ma soprattutto è attirato dagli uomini. Da Enzo Ferrari prima di tutti. Tra lui e il Drake c'è un patto: trovarsi, discutere, parlare di corse, non solo quelle in macchina, per esempio entrambi sono affascinati dall'atletica e dalla bicicletta, Giro e Tour, ma Cannavò non può scrivere nulla. Queste fantastiche chiacchierate, attorno a un risotto fumante, non devono diventare articoli e titoli. Che fatica per Cannavò. Un giorno, dopo un famoso risotto, più ricco del solito perché insieme a zafferano e cotechino, il Drake si lascia andare a giudizi molto interessanti, fin troppo interessanti per un giornalista di razza come Cannavò. Quel 24 novembre '87 Cannavò non ce la fa a resistere e sulla prima pagina della Gazzetta titola: «Un risotto in casa Ferrari». Scrive tutto, l'incontro, il pranzo, chi c'è, le confidenze di Ferrari.

Cannavò ha raccontato che per tre giorni a ogni squillo del telefono accorreva con apprensione alla cornetta con la speranza di non sentire la voce arrabbiata del Drake tradito. Nessuna telefonata, ma tre giorni dopo la pubblicazione del pezzo, arrivò un pacchettino col timbro postale di Maranello. Cannavò lo aprì incuriosito, venne fuori un biglietto: «Caro Cannavò, ho gustato il suo risotto: è migliore del mio». La sua firma: Enzo Ferrari. Quella busta e quel biglietto Cannavò se li conservò stretti stretti come un tesoro. Ferrari aveva capito che Cannavò, uomo di parola, non era capace di tradire. Non a caso tra i suoi migliori amici c'è un campione che lo conquista prima in campo e poi nella vita come dirigente: Giacinto Facchetti. Un esempio di stile, di classe e di lealtà, lo stesso stile, la stessa classe e la stessa lealtà che si ritrovano ogni giorno sulle pagine della rosea e si leggevano nelle parole franche del suo storico direttore.

Daniele Dallera

da Corriere.it

mercoledì 18 febbraio 2009

MILLS CONDANNATO: IMBARAZZO DA TUTTA EUROPA, MA IN ITALIA SI PARLA D'ALTRO



da Il Sole 24 Ore

Verdetto «imbarazzante» per Berlusconi, una sentenza che in molti Paesi farebbe tremare l'establishment politico, ma in Italia «non era nemmeno tra i titoli di testa del telegiornale della sera».


La condanna dell'avvocato inglese David Mills è invece in evidenza sulle home page di molti siti britannici e oltreoceano attira l'attenzione del New York Times, che si stupisce: «La storia del giorno non era quella della corruzione, ma dell'espansione del potere di Berlusconi in Italia», con la vittoria in Sardegna e le dimissioni di Walter Veltroni. Senza dimenticare "Sanremo", il "Grande Fratello" o altri reality sempre in copertina.

Mills, si legge sul New York Times, è stato condannato per avere preso una mazzetta «in cambio di avere mentito per proteggere il Primo ministro». Berlusconi era co-imputato fino all'anno scorso – spiega il quotidiano Usa - quando ha fatto approvare in Parlamento una legge che dà l'immunità alle più alte cariche, «in particolare a lui». Il miliardario, «che possiede il più grande impero italiano dei media», «è stato ripetutamente condannato per corruzione», ma le imputazioni sono state rovesciate in appello o sono scadute per decorrenza dei termini. Si è sempre dichiarato non colpevole, precisa il giornale newyorchese. «Più Berlusconi volge il sistema a suo vantaggio, più gli italiani sembrano ammirarlo».

Nel servizio di Rachel Donadio viene citato Sergio Romano, che si domanda perché parte della società italiana non sia scandalizzata. E Alexander Stille, secondo cui «gli italiani si sono convinti che la politica è una cosa sporca, tutti hanno scheletri nell'armadio, i giudici hanno dato più attenzione a Berlusconi … e quindi hanno trovato più scheletri». Mills – continua il New York Times - è stato condannato a quattro anni e mezzo, ma difficilmente andrà in carcere. «In base alla legge italiana, la prigione comincia solo dopo la sentenza definitiva. Ed è improbabile che i due round di appelli possibili finiscano prima del 2010, quando decorrerà il termine di dieci anni previsto per casi del genere». Analogamente, «se Berlusconi resterà in carica fino ad allora, perirà anche il caso contro di lui».

«La corte dice che Mills ha preso la mazzetta di Berlusconi», è il titolo del Financial Times, che senza fare distinguo sulla provenienza dei soldi scrive: Mills è stato condannato a quattro anni e mezzo per avere accettato «una mazzetta di 600mila dollari da Silvio Berlusconi, ora il premier italiano», in cambio di «false testimonianze» in due processi. Berlusconi, che ha spesso accusato i magistrati italiani di volersi fare «vendetta» nei suoi confronti, «sarà molto imbarazzato dal verdetto», scrive ancora il Financial Times, in un servizio firmato da Vincent Boland e Guy Dinmore.

La Bbc ricorda che la legge sull'immunità è «controversa». Il Guardian ha, tra i numerosi articoli sull'argomento, un titolo su Berlusconi: «L'immunità data dal Parlamento potrebbe essere annullata dalla Consulta». Appena tornato al potere, ricorda John Hooper, Berlusconi aveva fatto della legge sull'immunità una priorità del suo governo. «Il verdetto di ieri mostra quanto valore aveva quella mossa». Ma il primo ministro «non è ancora al sicuro», perché la Corte costituzionale potrebbe ancora bocciare la legge, come fece con una legge simile nel 2004. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, il processo potrebbe ripartire. Ma vista la lentezza della giustizia italiana», è improbabile che si arrivi rapidamente a una condanna e il reato di cui Berlusconi è accusato cade in prescrizione il prossimo febbraio. Il Guardian si spinge oltre con le ipotesi: «Anche se fosse condannato, Berlusconi può star tranquillo che non andrà in prigione. Potrà sembrare più giovane, ma ha più di 70 anni. E' l'età massima alla quale si può essere incarcerati in base alla legge italiana».

Sul sito del Times è pubblicato un breve commento «Le stranezze della giustizia italiana». Con tono ironico, Richard Owen osserva che con la lentezza dei processi in appello ci si domanda se ci siano italiani che scontano la pena. «Ma la cosa più bizzarra è stata forse la decisione del giudice di condannare al risarcimento dei danni in favore dell'ufficio del Primo ministro (la parte civile costituita, la Presidenza del Consiglio, ndr) perché Mills – e quindi almeno per implicazione Silvio Berlusconi, il Primo ministro – ha deviato il corso della giustizia». «Solo in Italia» può succedere, avrebbe detto scuotendo il capo un cronista giudiziario italiano.

La notizia ha fatto il giro anche dei siti francesi e spagnoli. Le Monde titola sulla condanna per «false testimonianze» a favore di Berlusconi. Le Figaro ricorda che Mills «non è il primo avvocato di Berlusconi a finire in prigione»: Cesare Previti è stato condannato in via definitiva a sei anni di prigione nel 2006 per corruzione di magistrato nell'affare Fininvest.
«Quattro anni di prigione per l'avvocato corrotto da Berlusconi», titola El Mundo, «l'impresa di Berlusconi corruppe l'avvocato Mills», scrive El Pais, che pure osserva come «paradossalmente» l'imputato sia stato condannato anche a risarcire 250mila euro alla parte civile, la Presidenza del Consiglio, «come dire a Berlusconi».

martedì 17 febbraio 2009

SERATA DELLA MEMORIA - FOTOGRAFIE E RACCONTI SU AUSCHWITZ-BIRKENAU



La cena di mercoledì al Fuori Orario è un evento raro
. Shlomo Venezia è l'ultimo superstite al mondo che ha vissuto la drammatica esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau all'interno dei forni crematori. Di solito le SS ammazzavano tutti coloro che prestavano servizio allinterno delle camere a gas e dei forni, lui è uno dei pochi sopravvissuti.

I suoi racconti sono da far ascoltare al maggior numero di persone possibile affinchè non si avveri una tragica previsione di Primo Levi, fatta più o meno 20 anni fa:
"Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa."

Mercoledì 18/2/2009
Serata organizzata dal Comune di Gattatico e dal Fuori Orario, in collaborazione con le ANPI del territorio, PaceGattatico, Istoreco, Museo Cervi e ProLoco.
Ore 20,00: Ore 21,00 sul Tunnel: Visita alla Mostra fotografica sui campi di sterminio nazisti di Auschwitz-Birkenau. Testi tratti dal libro di Shlomo Venezia "Sonderkommando Auschwitz".
Ore 20,30: A cena con SHLOMO VENEZIA, autore del libro Sonderkommando Auschwitz. Intervista di Iefte Manzotti e musiche al pianoforte con Mario Piacentini. La cena è a buffett nella sala di ingresso. Abbiamo messo posti a sedere unicamente per le persone più anziane. Preghiamo tutti coloro che hanno prenotato di lasciare a loro la precedenza nella seduta a tavola. Nella sala grande, per assistere all'incontro, abbiamo messo posti a sedere.

Shlomo Venezia è un ebreo italiano arrestato con la famiglia ad Atene verso la fine del marzo del 1944, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e assegnato all’unità detta Sonderkommando, i forni crematori. Oggi è tra i più importanti testimoni della Shoah. Nell’aprile del 2007 ha ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onoreficenza di Ufficiale della Repubblica Italiana. Una serata in cui dobbiamo essere tutti presenti, dai nonni ai bambini. Ciò che Slhomo ha da raccontare deve essere ascoltato e tramandato a tutti. Anche per questo è importante esserci!

Prenotazioni disponibili dal sito www.arcifuori.it
Costo del biglietto, cena compresa, 10 euro

sabato 14 febbraio 2009

IN RICORDO DEL "PIRATA"



5 ANNI FA MORIVA MARCO PANTANI

E' domenica, sono le 7.55 e queste sono le prime immagini della televisione che vedo appena alzato e mi assale una strana sensazione. Quel titolo che copre quasi mezza prima pagina della gazzetta dello sport senza far riferimento al nome mi scuote, mi agita. Ho quasi paura di scoprire di chi si tratta. E' famoso, ma sopratutto temo sia giovane. Solo nell'edizione delle 8 del tg5 (dopo il consueto prima pagina) apprendo della tragica fine di un grande campione, di uno che si faceva amare e non solo ammirare.
Un albergo "Le rose", un uomo ingrassato, un uomo che si era volutamente isolato e che si era involontariamente perso in un male oscuro. Sono le prime cose che mi colpiscono e che mi giungono come nuove. Le ultime notizie di Marco Pantani erano quelle del ricovero in una clinica per problemi di depressione alla fine dell'estate del 2003 quando cercavo disperatamente sue notizie e speravo di vederlo presto in qualche gara o semplicemente apprendere che si era distinto (bastava quello per fami piacere) in una classica o in una corsa a tappe. Lo avevo seguito nel Giro d'italia di quell'anno e ogni giorno speravo che fosse giunto il suo momento perchè volevo rivedere il suo volto ancora una volta sorridente, felice di essersi risentito importante e ancora una volta amato, e che la gente non vedesse più in una sua sconfitta ( così era se non vinceva) l'impossibilità di vincere senza l'uso di sostanze dopanti, ma ancora una volta la consapevolezza che lui era il migliore, che lui non aveva bisogno di "doparsi" per vincere perchè le vittorie erano in lui.
Da allora nulla più fino a questa domenica. E' morto solo, a San Valentino, una coincidenza che nessuno ha messo in risalto e che a me è apparsa ancora più beffarda. Ora dopo ora ascolto alla tv le notizie più diverse e contrastanti provenire da persone che sembravano conscerlo bene. ERa un introverso, un timido ma amava la bella vita, le donne, le macchine, i motori e frequentava locali ambigui. Era ingrassato ma allo stesso tempo lo avevano visto "sciupato". Tutti parlano e in questi casi non sai mai cosa spinge un personaggio famoso a dire la sua, non sai mai cosa spinge un programma a dedicare ore intere di discussione al "fatto", in questo caso la morte di Pantani.
Ho apprezzato il discreto e commovente ricordo di Bonolis, perchè sotto voce, perchè non retorico. "Mi aveva avvicinato al ciclismo e non avrei mai immaginato che questo sport potesse emozionarmi tanto", ma solo lui cmq era riuscito a fare ciò. "Sono convinto che ora sta meglio".
Ho trovato immorale e di cattivo gusto il ricordo di Cannavo' al tg5 che ha dipinto Pantani quasi come un "maledetto" e un uomo pieno di colpe perchè sbaglio' nel non autodenunciarsi.
Povero Cannavo', davvero lo ammiro per quanto distante possa essere la sua mente dalla condizione in cui può versare un uomo spinto giù da una montagna scelto a caso tra milioni di persone. Pantani aveva utilizzato sostanze dopanti, come tutti gli altri ma lui, il più grande e il più amato dalla gente aveva pagato per tutti, e coloro che apprezzavano le sue gesta ma che non capivano la loro grandezza allo stesso modo in cui lo avevano innalzato a mito lo avevano scaraventato giù (appunto) dall'Olimpo perchè "vinceva solo perchè si drogava!". A cosa sarebbe servita l'autodenuncia caro Cannavo'? A escluderlo completamente dal mondo del ciclismo? A negargli la possibiltà di ricominciare con umiltà e tra mille difficoltà? Cannavo' ha capito quello che è successo a Pantani in questi anni?
Evidentemente no, perchè è facile pensare che un gesto simile avrebbe decretato la morte di Pantani ben più presto di questo 14 Febbraio e sicuramente in situazioni ben più drastiche e tragiche.
Ricominciare con umiltà e con le proprie forze è il miglior modo per riparare a degli errori. Pantani muore e Cannavo' continuerà a scrivere nella speranza che non sia l'ultima volta che lo senta parlare di doping e sarà così spero non a fatto compiuto. Che denunci, ma non diffami!
Marco Pantani era il pirata, il ragazzo (che portava male gli anni che aveva) dalle orecchie a sventola, era uno che ti tirava con se nelle salite più pendenti, nelle imprese più impossibili. Pantani ti portava in bici con lui e ti faceva sentire protagonista. Riuscivi a sentire la fatica della gara e la gioa degli ultimi metri, quelli delle vittorie in solitario o degli scatti vincenti e tifavi per lui come se fosse stato tuo fratello. Se qualcuno scattava in qualche salita e lui rimanva indietro speravi fino all'ultimo che potesse recuperare e se lo faceva ti risollevavi e ti accanivi in un incitamento senza pudore per vederlo vincere, primeggiare. Pantani saliva sul palco alzava in alto i fiori, baciava le ragazze e sorrideva e ti faceva sorridere.
Sarebbe riduttivo e ingiusto dire che la morte di Pantani cancella uno sport dove tutto sarà d'ora in poi diverso, dove sarà impossibile emozionarsi, ma al prossimo podio non potremo che chiudere gli occhi e sostituire a quell'anonimo vincitore di passaggio il Sorriso di quell'uomo che ha fatto la storia e che ha portato con se nella tomba le colpe di un'intera categoria di sportivi. Tutti assolti, un unico imputato, un unico condannato alla pena capitale.

domenica 8 febbraio 2009

VIAGGIO AL CINEMA



A mio avviso uno dei più bei trailer di sempre.
Candidato a vari Oscar, il film rispetterà le attese?
Altri consigli dai cinefili fantacalciofili nei commenti.

martedì 27 gennaio 2009

GIORNO DELLA MEMORIA - INIZIATIVE A REGGIO



Reggio Emilia non dimentica. Anche quest'anno, in occasione del Giorno della Memoria, martedì 27 gennaio, il Comune, la Provincia insieme ad un gruppo numerosissimo di enti, associazioni e comitati hanno elaborato un ricco cartellone di iniziative, incontri, spettacoli teatrali, mostre, proiezioni e speciali eventi rivolti agli studenti degli istituti scolastici volti a far sì che l'oblio non cancelli il sacrificio e il martirio di un'intera popolazione e il ricordo rimanga un monito alle generazioni future affinchè non si ripetano più orrori simili. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

TUTTE LE INIZIATIVE da Comune.re.it

lunedì 26 gennaio 2009

CONFLITTO ISRAELE-PALESTINA: DOMANDE E RISPOSTE


Durante questi ultimi giorni abbiamo assistito ad un nuovo e indicibile assedio da parte di Israele nei confronti della popolazione palestinese residente nella striscia di Gaza. Il comportamento, però, della totalità dei mezzi di informazione è stato tutt’altro che limpido e imparziale (come sempre del resto). Per questo motivo crediamo sia necessario rispondere ad alcune domande utili a formarsi un opinione meno soggetta alla propaganda sionista.

Dov’è e cos’è Gaza?

Col termine Striscia di Gaza si indica un territorio palestinese confinante con Israele e Egitto nei pressi della città di Gaza; questo territorio non è riconosciuto internazionalmente come parte di qualsiasi paese sovrano. E’ sostenuta da parte della Autorità nazionale palestinese anche se attualmente dopo le elezioni politiche del 2006 e la cosiddetta battaglia di Gaza tra al-Fath e Hamas il controllo è passato a quest’ultima fazione.

Come si è generata la questione palestinese?

Dopo la prima guerra mondiale, Gaza è diventata parte del Mandato britannico della Palestina sotto l’autorità della Società delle Nazioni. Il dominio britannico sulla Palestina si è concluso nel 1948 con il ritiro inglese in data 14 maggio; secondo accordi stabiliti dalle Nazioni Unite quest’area sarebbe dovuta diventare uno stato arabo ma tutto ciò non è mai avvenuto. Dopo la fine del mandato dell’Inghilterra (che comunque portò la palestina in una situazione economica, sociale e amministrativa assai difficile) e la guerra civile palestinese nel 1948 Israele ha dichiarato la sua indipendenza ed è così sorto lo stato di Israele.

Quando e com’è nato lo Stato di Israele?

Nel 1947 nell’Assemblea delle Nazioni Unite dopo mesi di lavoro da parte dell’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine), il 29 novembre approvò la Risoluzione dell’Assemblea Generale n. 181, che prevedeva la creazione di uno stato ebraico e di uno stato arabo in Palestina, con la città e la zona di Gerusalemme sotto l’amministrazione diretta dell’ONU. Nella sua relazione l’UNSCOP si pose il problema di come accontentare sia la fazione araba che quella ebrea e nel decidere su come spartire il territorio considerò la necessità di radunare tutte le zone dove i coloni ebrei erano presenti in numero significativo (seppur spesso in minoranza) nel futuro territorio ebraico. La Gran Bretagna annunciò che avrebbe terminato il proprio mandato il 15 maggio 1948 poiché in disaccordo. Le reazioni alla risoluzione dell’ONU furono diversificate: la maggior parte degli ebrei, rappresentati ufficialmente dall’Agenzia Ebraica, l’accettarono, pur lamentando la non continuità territoriale tra le varie aree assegnate allo stato ebraico. Gruppi più estremisti, come l’Irgun e la Banda Stern, la rifiutarono, essendo contrari alla presenza di uno stato arabo in quella che consideravano “la Grande Israele” nonché al controllo internazionale di Gerusalemme.

Tra la popolazione araba la proposta fu rifiutata, con diverse motivazioni: alcuni negavano totalmente la possibilità della creazione di uno stato ebraico; altri criticavano la spartizione del territorio che ritenevano avrebbe chiuso i territori assegnati alla popolazione araba; altri ancora erano contrari perché agli ebrei, che allora costituivano una minoranza (un terzo della popolazione totale che possedeva solo il 7% del territorio), fosse assegnata la maggioranza (56%, ma con molte zone desertiche).

Tra il dicembre del 1947 e la prima metà di maggio del 1948 vi furono cruente azioni di guerra civile da ambo le parti. Il piano Dalet (o “Piano D”) dell’Haganah, messo a punto tra l’autunno del 1947 e i primi mesi del 1948, aveva come scopo la difesa e il controllo del neonato stato israeliano e degli insediamenti ebraici a rischio posti al di là del confine di questo. Il piano, seppur ufficialmente solo difensivo, prevedeva comunque, tra le altre cose, la possibilità di occupare “basi nemiche” poste oltre il confine (per evitare che venissero impiegate per organizzare infiltrazioni all’interno del territorio) e prevedeva la distruzione dei villaggi palestinesi espellendone gli abitanti oltre confine, ove la popolazione fosse stata “difficile da controllare“, situazione che ha portato diversi storici a considerare il piano stesso indirettamente responsabile di massacri e azioni violente contro la popolazione palestinese una specie di tentativo di pulizia etnica. Uno storico israeliano, Ilan Pappe, che insegna alla British University di Exeter parla così di tutto ciò:

“…………Tra febbraio e dicembre del 1948 l’esercito israeliano ha occupato sistematicamente i villaggi e le città palestinesi, facendo fuggire con la forza la popolazione e nella maggior parte dei ca-si anche distruggendo le case, devastando le pro-prietà e portando via loro averi e i loro ricordi. Una vera e propria pulizia etnica. La comunità internazionale era al corrente di questa pulizia etnica, ma decise, soprattutto in occidente, di non scontrarsi con la comunità ebraica in Palestina dopo l’olocausto……. Le operazioni di pulizia etnica non consistono solo nell’annientare una popolazione e cacciarla dalla terra. Perché la pulizia etnica sia efficace è necessario cancellare quel popolo dalla storia, dalla memoria. Gli Israeliani sono molto bravi a fare ciò e lo realizzano in due modi. Sulle rovine dei villaggi palestinesi costruiscono insediamenti per i coloni chiamandoli con nomi che richiamano quello precedente. Un monito ai palestinesi: ora il territorio è nelle nostre mani e non c’è possibilità di far tornare indietro l’orologio. Oppure costruiscono spazi ricreativi che sono l’opposto della commemorazione: vivere la vita, goderla nel divertimento e nel piacere.
E’ un strumento formidabile per un atto di “memoricidio”……..”

Grande impatto emotivo sull’opinione pubblica ebbe il massacro di Deir Yassin, avvenuto il 9 aprile ad opera di membri dell’Irgun e della Banda Stern ed all’insaputa dell’Haganah.

Il 14 maggio del 1948 venne dichiarata unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, un giorno prima che l’ONU stessa, come previsto, ne sancisse la creazione.

Come si è sviluppata la vita palestinese negli anni seguenti?

Ogni anno il popolo palestinese commemora l’Al-Nakba, la catastrofe. Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d’Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese; questo è il giorno in cui i palestinesi sono divenuti profughi. La maggior parte sono stati cacciati e chi ha fatto resistenza è stato ucciso (circa 530 i villaggi sgomberati). Finora Israele ha impedito il ritorno di circa 6 milioni di profughi alle loro terre e ancora oggi cerca di espellerli con operazioni definite trasferimenti.

Un altro ingente esodo forzato di circa 350mila palestinesi é avvenuto nel 1967, dopo la cosiddetta guerra dei 6 giorni; una guerra “preventiva” voluta da Israele atta a combattere la situazione politica che si stava delineando nel territorio come per esempio la rinascita politica palestinese con la creazione dell’OLP nel 1964. La conseguenza del conflitto è il ritorno del controllo del territorio ad Israele che lo strappa all’Egitto che lo aveva avuto fino ad allora grazie alla firma di un armistizio nel 1949 . L’occupazione militare durerà fino al 1994 (accordi di Oslo) anche se lo stato ebraico manterrà comunque il controllo dello spazio aereo, le acque territoriali, l’accesso off-shore marittimo, l’anagrafe della popolazione, l’ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale.

Che cos’è l’Autorità Nazionale Palestinese?

Nel maggio 1994, a seguito degli accordi israelo-palestinesi, un graduale trasferimento di autorità governative per i palestinesi ha avuto luogo. L’Autorità palestinese, guidata da Yasser Arafat, ha scelto la città di Gaza come la sua prima sede provinciale mentre nel settembre 1995, Israele e l’OLP firmarono un secondo accordo di pace che estende l’amministrazione dell’Autorità palestinese alla maggior parte delle città della Cisgiordania.

Cos’ha portato, concretamente, alla attuale situazione a Gaza?

Il 14 agosto 2005 il governo israeliano ha disposto l’evacuazione della popolazione israeliana dalla “Striscia” e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite (piano di disimpegno unilaterale israeliano). Intanto dopo 2 anni di controllo da parte del gruppo al-Fath vennero indette nuove elezioni vinte dal partito islamico Hamas considerato dall’Europa e dagli USA un gruppo terrorista fondamentalista per le sue azioni armate e il rifiuto di riconoscere la legittimità dello stato di Israele. Inizia contestualmente così una nuova fase del conflitto israelo-palestinese con il lancio di missili Qassam verso il territorio israeliano e assassinii mirati, operazioni militari e un embargo verso la striscia che dura tuttora.

Il 1º marzo 2008, l’esercito dello Stato di Israele con l’operazione Inverno caldo invase direttamente l’area con forze blindate ed aeree.Nell’ambito di una tregua di sei mesi, mediata nel giugno 2008 dall’Egitto, Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Il cessate-il-fuoco, però, non fu completamente osservato: si sono contati 49 palestinesi uccisi nel periodo di tregua. Inoltre Israele non ha rispettato la parte centrale dell’accordo, che prevedeva l’alleggerimento del blocco: invece dei 450 camion di aiuti giornalieri previsti, al massimo a una settantina era concesso attraversare i confini di Gaza, aggravando le condizioni di vita di una popolazione che sopravvive in gran parte grazie ad aiuti umanitari.

Ancora, Israele il 4 novembre 2008 con un attacco dentro il territorio di Gaza che uccise 6 guerriglieri di Hamas violò nuovamente la tregua. Questo atto è stato una sorta di “goccia che fa traboccare il vaso” per Hamas che tramite un suo portavoce ha lasciato intendere che non avrebbe rinnovato la tregua senza un alleggerimento dell’assedio e così è iniziato il lancio dei razzi Qassam. Dichiarando di voler ripristinare la sicurezza di zone dello stato di Israele, minacciate da Hamas, il 27 dicembre 2008 i vertici politici israeliani hanno lanciato l’operazione Piombo fuso contro la Striscia, con bombardamenti aerei su vasta scala. Nonostante la dichiarata intenzione di colpire postazioni di lancio, sedi governative ed altri obiettivi militari, il numero di vittime fra i civili palestinesi è stato spaventoso: si contano circa 1310 palestinesi morti di cui 410 bambini contro i circa 15 (3 civili) israeliani senza parlare delle migliaia di feriti e di edifici andati distrutti(ndr non tutti militari sembrerebbe a questo punto anche perché se così fosse Gaza sarebbe un’unica città fortezza….). La notte del 3 gennaio 2009 è iniziata l’invasione di terra da parte dell’esercito israeliano; la notte del 12 gennaio 2009, invece, per la prima volta nella storia della Striscia, le truppe israeliane penetrano nella città di Gaza, invadendo la periferia. In questi giorni fortunatamente l’esercito ha cominciato la ritirata delle truppe (che da fonti non ufficiali sembra debba finire prima dell’insediamento di Obama alla Casa Bianca) mentre Hamas ha cessato il lancio di missili sul territorio israeliano.

Perchè Israele persegue questa strategia?

Ora ci si interroga su quale fosse il vero obiettivo di Israele poiché dopo più di 20 giorni di massacro Hamas (che conta 25000 iscritti) risulta non essere stata per niente indebolita e anzi con l’appoggio del mondo arabo ( Iran per il riarmamento e Arabia Saudita con fondi per la ricostruzione) potrebbe diventare ancora più pericolosa.

Guido Rampoldi (inviato Repubblica) suggerisce un’ipotesi:

In realtà il vero obiettivo potrebbe essere quello di scaricare Gaza e i palestinesi all’Egitto come lasciato intendere da un articolo di John Bolton, ex ambasciatore USA all’ONU e fedele al progetto di fortificare Israele: secondo la sua proposta Gaza passerebbe sotto il controllo dell’Egitto che ne assumerebbe il ruolo di potenza occupante con tutti gli oneri fiscali e le responsabilità che ne derivano. Per avallare questa teoria c’è anche il fatto che Israele in autunno rifiutò di trasferire moneta alle banche di Gaza e suggerì ai palestinesi di iniziare ad utilizzare le rupie, la moneta egiziana. Il conflitto quindi potrebbe essere visto come la continuazione di questo progetto come sembrano esplicitare il bombardamento del maggior deposito alimentare delle Nazioni Unite, del maggior deposito di medicinali a Rafah(nel sud) e dei tunnel verso l’Egitto da cui sì Hamas importava armi leggere col contrabbando ma che permettevano anche alla popolazione di sfamarsi dopo che il governo Olmert ha chiuso il confine. L’idea quindi è di fare in modo di rendere internazionale la striscia per quanto riguarda la ricostruzione e gli aiuti umanitari e poi liberarsene. Il piano però sembra molto difficile da realizzare e forse potrebbe rivelarsi controproducente poiché ha ricostituito una forte unità tra le varie fazioni palestinesi a spese di quelle più aperte al dialogo.

Il processo di pace nella Striscia di Gaza pare non essere mai stato così lontano….

Alessandro Poli

da CSU Reggio Emilia

domenica 25 gennaio 2009

GAZA - RITORNO A SCUOLA A ZABALIYA



I frutti dell'Imperialismo israeliano. Che in concomitanza con la data di ricorrenza dell'Olocausto sono un pugno nello stomaco ancora più violento. Intendiamoci, per evitare fraintendimenti, su cosa sia l'Imperialismo.

"L'imperialismo sorse dall'evoluzione e in diretta continuazione delle qualità fondamentali del capitalismo in generale. Ma il capitalismo divenne imperialismo capitalistico soltanto a un determinato e assai alto grado del suo sviluppo, allorché alcune qualità fondamentali del capitalismo cominciarono a mutarsi nel loro opposto, quando pienamente si affermarono e si rivelarono i sintomi del trapasso a un più elevato ordinamento economico e sociale. In questo processo vi è di fondamentale, nei rapporti economici, la sostituzione dei monopoli capitalistici alla libera concorrenza. La libera concorrenza è l'elemento essenziale del capitalismo e della produzione mercantile in generale; il monopolio è il diretto contrapposto della libera concorrenza. Ma fu proprio quest'ultima che cominciò, sotto i nostri occhi, a trasformarsi in monopolio, creando la grande produzione, eliminando la piccola industria, sostituendo alle grandi fabbriche altre ancor più grandi, e spingendo tanto oltre la concentrazione della produzione e del capitale, che da essa sorgeva e sorge il monopolio, cioè i cartelli, i sindacati, i trust, fusi con il capitale di un piccolo gruppo, di una decina di banche che manovrano miliardi. Nello stesso tempo i monopoli, sorgendo dalla libera concorrenza, non la eliminano, ma coesistono, originando così una serie di aspre e improvvise contraddizioni, di attriti e conflitti. Il sistema dei monopoli è il passaggio del capitalismo a un ordinamento superiore nella economia.

Se si volesse dare la definizione più concisa possibile dell'imperialismo, si dovrebbe dire che l'imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo. Tale definizione conterrebbe l'essenziale, giacché da un lato il capitale finanziario è il capitale bancario delle poche grandi banche monopolistiche fuso col capitale delle unioni monopolistiche industriali, e d'altro lato la ripartizione del mondo significa passaggio dalla politica coloniale, estendentesi senza ostacoli ai territori non ancor dominati da nessuna potenza capitalistica, alla politica coloniale del possesso monopolistico della superficie terrestre definitivamente ripartita.

[..]Quindi noi -senza tuttavia dimenticare il valore convenzionale e relativo di tutte le definizioni, che non possono mai abbracciare i molteplici rapporti, in ogni senso, del fenomeno in pieno sviluppo- dobbiamo dare una definizione dell'imperialismo, che contenga i suoi cinque principali contrassegni, e cioè:

1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica;

2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo "capitale finanziario", di un'oligarchia finanziaria;

3) la grande importanza acquistata dall'esportazione di capitale in confronto con l'esportazione di merci;

4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo;

5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche."

da L'Imperialismo, frase suprema del capitalismo. V.Lenin