giovedì 26 febbraio 2009

PETIZIONE "NO AL NUCLEARE"

Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:

a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l'uscita definitiva dell'Italia dall'avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).

b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall'estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.

c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c'è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.

d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull'energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L'unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l'Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.

Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.

I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15 , e che possono esercitare i diritti di cui all´art. 7 del codice della privacy scrivendo al responsabile del trattamento dati personali dott.ssa Benini Monia. I dati personali verranno trattati per le sole finalità della presente petizione.

FIRMA LA PETIZIONE ON-LINE

In caso di problemi o dubbi, contattateci: info@perilbenecomune.org

lunedì 23 febbraio 2009

CIAO CANDIDO, CI MANCHERAI


MILANO — La maglia rosa è sua. L'ha sempre indossata bene, con garbo e con forza. Come il suo giornalismo: elegante ma forte, sorretto da una spina dorsale. Pino Allievi, firma prestigiosa della Gazzetta, stimatissimo da Cannavò, confida commosso: «Conosceva a fondo tutti gli sport, poteva scrivere di calcio, ciclismo, motori, nuoto, atletica. E scrivere con competenza». Dote rara in un mondo pieno di orecchianti. Diciannove anni da direttore, imperatore democratico del giornale in rosa, amante del buon pezzo ma anche del titolo fatto bene.

Gianni Agnelli, editore ma negli anni diventato anche amico, ha firmato una breve biografia di Candido Cannavò. A modo suo, con poche ma felici parole: «Non sapremo mai ciò che la medicina ha perso, visto che il giovane Candido ha deciso di diventare giornalista, ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport e noi con lui». A 19 anni cronista a La Sicilia. A 25 anni corrispondente dalla sua isola per la Gazzetta dello Sport, ecco il primo contatto di una storia che diventa la sua vita, poi inviato, poi caporedattore sempre a La Sicilia, ma scrivendo di Olimpiade e Mondiali anche per la Gazzetta. A 51 anni (era l'1 marzo '81) vicedirettore. Fa un altro gradino: condirettore. E poi nell' 83, 12 marzo, a 53 anni, la fumata rosa: direttore della Gazzetta. Il testimone glielo consegna un altro grande del giornalismo, Gino Palumbo, suo maestro, sempre rispettato e in ogni occasione ricordato. Un altro talento di Cannavò: quello della riconoscenza. Non a caso in «Una vita in rosa», dove si scopre e si racconta, Cannavò ringrazia i suoi affetti, la famiglia, la moglie, i figli, ma anche «gli atleti, i compagni di lavoro e i lettori che mi hanno accompagnato in questa lunga avventura».

Restare per un ventennio alla guida di un giornale come la Gazzetta è un'impresa da campioni, da fuoriclasse. Raccontare lo sport non è facile, soprattutto in Italia dove si commette l'errore di pensare che tutti lo possano fare. Un gol, un autogol, un rigore, magari un testacoda, una volata al Giro, uno sprint su una pista di atletica, non lo si nega a nessuno. Non è così. Lo sport, come ogni altro settore, richiede studio e attenzione. È quello che ha sempre preteso Cannavò dai suoi redattori e dal suo giornale. Arrabbiandosi con qualche «minchia» ben assestato quando non trovava in un pezzo, o in una pagina, quello che aveva chiesto, quello che era giusto. Diciannove anni di successi, facendo volare la Gazzetta là dove era impensabile potesse arrivare, disegnano un capolavoro. In un lontano passato c'era chi, come qualche intellettuale o qualche manager, nascondeva il giornale rosa perché non era fine mostrarlo.

Cannavò fa cambiare idea a milioni di persone: la Gazzetta finisce nelle mazzette e sulle scrivanie degli uomini che contano. Senza mai dimenticare, però, quelli che contano poco, ma vanno negli stadi, nei palazzetti, oppure stanno incollati alla tv a guardare una partita di calcio o una corsa a piedi, in bici, in macchina o in moto. E all'indomani vanno in edicola per leggere «la rosea». La Gazzetta di Cannavò diventa il giornale più letto, ogni indagine statistica è una scalata nella hit parade dei quotidiani. Pelé, Rivera, Mazzola, Facchetti, Maradona, Zoff, Paolo Rossi, Enzo Ferrari, Merckx, Gimondi, Pantani, Schumacher, Valentino Rossi. Li racconta tutti. Con umanità. Non ha paura ad abbattere i confini del conformismo mettendo in un angolo il calcio e «aprendo» la sua Gazzetta con lo sci, con i trionfi ai Giochi del '92 di Tomba e della Compagnoni. E poi un occhio sensibile per gli sport minori e per i loro personaggi che, difatti, adorano Cannavò. È un mezzo elegante per allargare la conoscenza dello sport, per far capire con intelligenza al calcio che non può considerarsi sempre al centro dell'attenzione.

La Ferrari è un suo grande amore. Gli piacciono le corse, ma soprattutto è attirato dagli uomini. Da Enzo Ferrari prima di tutti. Tra lui e il Drake c'è un patto: trovarsi, discutere, parlare di corse, non solo quelle in macchina, per esempio entrambi sono affascinati dall'atletica e dalla bicicletta, Giro e Tour, ma Cannavò non può scrivere nulla. Queste fantastiche chiacchierate, attorno a un risotto fumante, non devono diventare articoli e titoli. Che fatica per Cannavò. Un giorno, dopo un famoso risotto, più ricco del solito perché insieme a zafferano e cotechino, il Drake si lascia andare a giudizi molto interessanti, fin troppo interessanti per un giornalista di razza come Cannavò. Quel 24 novembre '87 Cannavò non ce la fa a resistere e sulla prima pagina della Gazzetta titola: «Un risotto in casa Ferrari». Scrive tutto, l'incontro, il pranzo, chi c'è, le confidenze di Ferrari.

Cannavò ha raccontato che per tre giorni a ogni squillo del telefono accorreva con apprensione alla cornetta con la speranza di non sentire la voce arrabbiata del Drake tradito. Nessuna telefonata, ma tre giorni dopo la pubblicazione del pezzo, arrivò un pacchettino col timbro postale di Maranello. Cannavò lo aprì incuriosito, venne fuori un biglietto: «Caro Cannavò, ho gustato il suo risotto: è migliore del mio». La sua firma: Enzo Ferrari. Quella busta e quel biglietto Cannavò se li conservò stretti stretti come un tesoro. Ferrari aveva capito che Cannavò, uomo di parola, non era capace di tradire. Non a caso tra i suoi migliori amici c'è un campione che lo conquista prima in campo e poi nella vita come dirigente: Giacinto Facchetti. Un esempio di stile, di classe e di lealtà, lo stesso stile, la stessa classe e la stessa lealtà che si ritrovano ogni giorno sulle pagine della rosea e si leggevano nelle parole franche del suo storico direttore.

Daniele Dallera

da Corriere.it

mercoledì 18 febbraio 2009

MILLS CONDANNATO: IMBARAZZO DA TUTTA EUROPA, MA IN ITALIA SI PARLA D'ALTRO



da Il Sole 24 Ore

Verdetto «imbarazzante» per Berlusconi, una sentenza che in molti Paesi farebbe tremare l'establishment politico, ma in Italia «non era nemmeno tra i titoli di testa del telegiornale della sera».


La condanna dell'avvocato inglese David Mills è invece in evidenza sulle home page di molti siti britannici e oltreoceano attira l'attenzione del New York Times, che si stupisce: «La storia del giorno non era quella della corruzione, ma dell'espansione del potere di Berlusconi in Italia», con la vittoria in Sardegna e le dimissioni di Walter Veltroni. Senza dimenticare "Sanremo", il "Grande Fratello" o altri reality sempre in copertina.

Mills, si legge sul New York Times, è stato condannato per avere preso una mazzetta «in cambio di avere mentito per proteggere il Primo ministro». Berlusconi era co-imputato fino all'anno scorso – spiega il quotidiano Usa - quando ha fatto approvare in Parlamento una legge che dà l'immunità alle più alte cariche, «in particolare a lui». Il miliardario, «che possiede il più grande impero italiano dei media», «è stato ripetutamente condannato per corruzione», ma le imputazioni sono state rovesciate in appello o sono scadute per decorrenza dei termini. Si è sempre dichiarato non colpevole, precisa il giornale newyorchese. «Più Berlusconi volge il sistema a suo vantaggio, più gli italiani sembrano ammirarlo».

Nel servizio di Rachel Donadio viene citato Sergio Romano, che si domanda perché parte della società italiana non sia scandalizzata. E Alexander Stille, secondo cui «gli italiani si sono convinti che la politica è una cosa sporca, tutti hanno scheletri nell'armadio, i giudici hanno dato più attenzione a Berlusconi … e quindi hanno trovato più scheletri». Mills – continua il New York Times - è stato condannato a quattro anni e mezzo, ma difficilmente andrà in carcere. «In base alla legge italiana, la prigione comincia solo dopo la sentenza definitiva. Ed è improbabile che i due round di appelli possibili finiscano prima del 2010, quando decorrerà il termine di dieci anni previsto per casi del genere». Analogamente, «se Berlusconi resterà in carica fino ad allora, perirà anche il caso contro di lui».

«La corte dice che Mills ha preso la mazzetta di Berlusconi», è il titolo del Financial Times, che senza fare distinguo sulla provenienza dei soldi scrive: Mills è stato condannato a quattro anni e mezzo per avere accettato «una mazzetta di 600mila dollari da Silvio Berlusconi, ora il premier italiano», in cambio di «false testimonianze» in due processi. Berlusconi, che ha spesso accusato i magistrati italiani di volersi fare «vendetta» nei suoi confronti, «sarà molto imbarazzato dal verdetto», scrive ancora il Financial Times, in un servizio firmato da Vincent Boland e Guy Dinmore.

La Bbc ricorda che la legge sull'immunità è «controversa». Il Guardian ha, tra i numerosi articoli sull'argomento, un titolo su Berlusconi: «L'immunità data dal Parlamento potrebbe essere annullata dalla Consulta». Appena tornato al potere, ricorda John Hooper, Berlusconi aveva fatto della legge sull'immunità una priorità del suo governo. «Il verdetto di ieri mostra quanto valore aveva quella mossa». Ma il primo ministro «non è ancora al sicuro», perché la Corte costituzionale potrebbe ancora bocciare la legge, come fece con una legge simile nel 2004. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, il processo potrebbe ripartire. Ma vista la lentezza della giustizia italiana», è improbabile che si arrivi rapidamente a una condanna e il reato di cui Berlusconi è accusato cade in prescrizione il prossimo febbraio. Il Guardian si spinge oltre con le ipotesi: «Anche se fosse condannato, Berlusconi può star tranquillo che non andrà in prigione. Potrà sembrare più giovane, ma ha più di 70 anni. E' l'età massima alla quale si può essere incarcerati in base alla legge italiana».

Sul sito del Times è pubblicato un breve commento «Le stranezze della giustizia italiana». Con tono ironico, Richard Owen osserva che con la lentezza dei processi in appello ci si domanda se ci siano italiani che scontano la pena. «Ma la cosa più bizzarra è stata forse la decisione del giudice di condannare al risarcimento dei danni in favore dell'ufficio del Primo ministro (la parte civile costituita, la Presidenza del Consiglio, ndr) perché Mills – e quindi almeno per implicazione Silvio Berlusconi, il Primo ministro – ha deviato il corso della giustizia». «Solo in Italia» può succedere, avrebbe detto scuotendo il capo un cronista giudiziario italiano.

La notizia ha fatto il giro anche dei siti francesi e spagnoli. Le Monde titola sulla condanna per «false testimonianze» a favore di Berlusconi. Le Figaro ricorda che Mills «non è il primo avvocato di Berlusconi a finire in prigione»: Cesare Previti è stato condannato in via definitiva a sei anni di prigione nel 2006 per corruzione di magistrato nell'affare Fininvest.
«Quattro anni di prigione per l'avvocato corrotto da Berlusconi», titola El Mundo, «l'impresa di Berlusconi corruppe l'avvocato Mills», scrive El Pais, che pure osserva come «paradossalmente» l'imputato sia stato condannato anche a risarcire 250mila euro alla parte civile, la Presidenza del Consiglio, «come dire a Berlusconi».

martedì 17 febbraio 2009

SERATA DELLA MEMORIA - FOTOGRAFIE E RACCONTI SU AUSCHWITZ-BIRKENAU



La cena di mercoledì al Fuori Orario è un evento raro
. Shlomo Venezia è l'ultimo superstite al mondo che ha vissuto la drammatica esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau all'interno dei forni crematori. Di solito le SS ammazzavano tutti coloro che prestavano servizio allinterno delle camere a gas e dei forni, lui è uno dei pochi sopravvissuti.

I suoi racconti sono da far ascoltare al maggior numero di persone possibile affinchè non si avveri una tragica previsione di Primo Levi, fatta più o meno 20 anni fa:
"Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa."

Mercoledì 18/2/2009
Serata organizzata dal Comune di Gattatico e dal Fuori Orario, in collaborazione con le ANPI del territorio, PaceGattatico, Istoreco, Museo Cervi e ProLoco.
Ore 20,00: Ore 21,00 sul Tunnel: Visita alla Mostra fotografica sui campi di sterminio nazisti di Auschwitz-Birkenau. Testi tratti dal libro di Shlomo Venezia "Sonderkommando Auschwitz".
Ore 20,30: A cena con SHLOMO VENEZIA, autore del libro Sonderkommando Auschwitz. Intervista di Iefte Manzotti e musiche al pianoforte con Mario Piacentini. La cena è a buffett nella sala di ingresso. Abbiamo messo posti a sedere unicamente per le persone più anziane. Preghiamo tutti coloro che hanno prenotato di lasciare a loro la precedenza nella seduta a tavola. Nella sala grande, per assistere all'incontro, abbiamo messo posti a sedere.

Shlomo Venezia è un ebreo italiano arrestato con la famiglia ad Atene verso la fine del marzo del 1944, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e assegnato all’unità detta Sonderkommando, i forni crematori. Oggi è tra i più importanti testimoni della Shoah. Nell’aprile del 2007 ha ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onoreficenza di Ufficiale della Repubblica Italiana. Una serata in cui dobbiamo essere tutti presenti, dai nonni ai bambini. Ciò che Slhomo ha da raccontare deve essere ascoltato e tramandato a tutti. Anche per questo è importante esserci!

Prenotazioni disponibili dal sito www.arcifuori.it
Costo del biglietto, cena compresa, 10 euro

sabato 14 febbraio 2009

IN RICORDO DEL "PIRATA"



5 ANNI FA MORIVA MARCO PANTANI

E' domenica, sono le 7.55 e queste sono le prime immagini della televisione che vedo appena alzato e mi assale una strana sensazione. Quel titolo che copre quasi mezza prima pagina della gazzetta dello sport senza far riferimento al nome mi scuote, mi agita. Ho quasi paura di scoprire di chi si tratta. E' famoso, ma sopratutto temo sia giovane. Solo nell'edizione delle 8 del tg5 (dopo il consueto prima pagina) apprendo della tragica fine di un grande campione, di uno che si faceva amare e non solo ammirare.
Un albergo "Le rose", un uomo ingrassato, un uomo che si era volutamente isolato e che si era involontariamente perso in un male oscuro. Sono le prime cose che mi colpiscono e che mi giungono come nuove. Le ultime notizie di Marco Pantani erano quelle del ricovero in una clinica per problemi di depressione alla fine dell'estate del 2003 quando cercavo disperatamente sue notizie e speravo di vederlo presto in qualche gara o semplicemente apprendere che si era distinto (bastava quello per fami piacere) in una classica o in una corsa a tappe. Lo avevo seguito nel Giro d'italia di quell'anno e ogni giorno speravo che fosse giunto il suo momento perchè volevo rivedere il suo volto ancora una volta sorridente, felice di essersi risentito importante e ancora una volta amato, e che la gente non vedesse più in una sua sconfitta ( così era se non vinceva) l'impossibilità di vincere senza l'uso di sostanze dopanti, ma ancora una volta la consapevolezza che lui era il migliore, che lui non aveva bisogno di "doparsi" per vincere perchè le vittorie erano in lui.
Da allora nulla più fino a questa domenica. E' morto solo, a San Valentino, una coincidenza che nessuno ha messo in risalto e che a me è apparsa ancora più beffarda. Ora dopo ora ascolto alla tv le notizie più diverse e contrastanti provenire da persone che sembravano conscerlo bene. ERa un introverso, un timido ma amava la bella vita, le donne, le macchine, i motori e frequentava locali ambigui. Era ingrassato ma allo stesso tempo lo avevano visto "sciupato". Tutti parlano e in questi casi non sai mai cosa spinge un personaggio famoso a dire la sua, non sai mai cosa spinge un programma a dedicare ore intere di discussione al "fatto", in questo caso la morte di Pantani.
Ho apprezzato il discreto e commovente ricordo di Bonolis, perchè sotto voce, perchè non retorico. "Mi aveva avvicinato al ciclismo e non avrei mai immaginato che questo sport potesse emozionarmi tanto", ma solo lui cmq era riuscito a fare ciò. "Sono convinto che ora sta meglio".
Ho trovato immorale e di cattivo gusto il ricordo di Cannavo' al tg5 che ha dipinto Pantani quasi come un "maledetto" e un uomo pieno di colpe perchè sbaglio' nel non autodenunciarsi.
Povero Cannavo', davvero lo ammiro per quanto distante possa essere la sua mente dalla condizione in cui può versare un uomo spinto giù da una montagna scelto a caso tra milioni di persone. Pantani aveva utilizzato sostanze dopanti, come tutti gli altri ma lui, il più grande e il più amato dalla gente aveva pagato per tutti, e coloro che apprezzavano le sue gesta ma che non capivano la loro grandezza allo stesso modo in cui lo avevano innalzato a mito lo avevano scaraventato giù (appunto) dall'Olimpo perchè "vinceva solo perchè si drogava!". A cosa sarebbe servita l'autodenuncia caro Cannavo'? A escluderlo completamente dal mondo del ciclismo? A negargli la possibiltà di ricominciare con umiltà e tra mille difficoltà? Cannavo' ha capito quello che è successo a Pantani in questi anni?
Evidentemente no, perchè è facile pensare che un gesto simile avrebbe decretato la morte di Pantani ben più presto di questo 14 Febbraio e sicuramente in situazioni ben più drastiche e tragiche.
Ricominciare con umiltà e con le proprie forze è il miglior modo per riparare a degli errori. Pantani muore e Cannavo' continuerà a scrivere nella speranza che non sia l'ultima volta che lo senta parlare di doping e sarà così spero non a fatto compiuto. Che denunci, ma non diffami!
Marco Pantani era il pirata, il ragazzo (che portava male gli anni che aveva) dalle orecchie a sventola, era uno che ti tirava con se nelle salite più pendenti, nelle imprese più impossibili. Pantani ti portava in bici con lui e ti faceva sentire protagonista. Riuscivi a sentire la fatica della gara e la gioa degli ultimi metri, quelli delle vittorie in solitario o degli scatti vincenti e tifavi per lui come se fosse stato tuo fratello. Se qualcuno scattava in qualche salita e lui rimanva indietro speravi fino all'ultimo che potesse recuperare e se lo faceva ti risollevavi e ti accanivi in un incitamento senza pudore per vederlo vincere, primeggiare. Pantani saliva sul palco alzava in alto i fiori, baciava le ragazze e sorrideva e ti faceva sorridere.
Sarebbe riduttivo e ingiusto dire che la morte di Pantani cancella uno sport dove tutto sarà d'ora in poi diverso, dove sarà impossibile emozionarsi, ma al prossimo podio non potremo che chiudere gli occhi e sostituire a quell'anonimo vincitore di passaggio il Sorriso di quell'uomo che ha fatto la storia e che ha portato con se nella tomba le colpe di un'intera categoria di sportivi. Tutti assolti, un unico imputato, un unico condannato alla pena capitale.

domenica 8 febbraio 2009

VIAGGIO AL CINEMA



A mio avviso uno dei più bei trailer di sempre.
Candidato a vari Oscar, il film rispetterà le attese?
Altri consigli dai cinefili fantacalciofili nei commenti.